Non dimentichiamo Cloe Bianco

L'ex professoressa di fisica transgender si è tolta la vita dopo averlo annunciato sul suo blog PERsone TRANSgenere

Non dimentichiamo Cloe Bianco

La morte di Cloe Bianco ci riporta alla mente le macabre risate di un gruppo di deputati del centrodestra il 27 ottobre 2021, dopo il parere negativo del Senato sul Ddl Zan, la tanto discussa legge contro l’omolesbobitransfobia, l’abilismo e la misoginia.

“Quegli applausi sono come crimini d'odio. E sapremo da oggi, da ieri, che dietro ogni discriminazione a scuola, sul lavoro, ci sono e ci saranno quelle risate e quegli applausi e quelle esultazioni che non dimenticheremo” diceva Pietro Turano, attore ed attivista. 

L’isolamento e la condanna delle istituzioni sono state fatali per l’ex professoressa di fisica dell’istituto di Agraria “Scarpa-Mattei” di San Donà di Piave, che si è tolta la vita nel camper in cui abitava. Il suo biglietto di addio, pubblicato sul suo blog PERsone TRANSgenere, Manifesto e Progetto che ha come scopo principe la tutela della dignità e dei diritti delle persone transgenere in Italia, non lascia spazio ad equivoci. Nel 2015, infatti, prima di essere allontanata definitivamente dall’insegnamento, era stata sospesa tre giorni, per essersi presentata in classe negli abiti femminili che sentiva suoi. 

Non solo il suo gesto era stato definito una carnevalata da Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione, ma il Tribunale del lavoro di Venezia, che aveva il compito di proteggere il suo ruolo, non l’ha difesa, di fatto avallando le parole dell’esponente di Fratelli d’Italia.

Il nostro Paese si conferma all’ultimo posto rispetto ai Paesi dell’Europa Occidentale nella classifica sullo stato di salute dei diritti di persone gay, lesbiche, bisex, trans e intersex, pubblicata ogni anno dall’’ILGA (International Lesbian and Gay Association). Non basta quindi una festa colorata a Giugno per cambiare veramente le cose.

La morte di Cloe, quella di Sasha, ragazzo trans di Catania che si è tolto la vita a soli 15 anni, insieme agli omicidi di Camilla, Adrieli e di molte altre rimaste addirittura senza nome, non sono casuali e ci confermano che la fiamma d’odio, alimentata dalle dichiarazioni qualunquiste di alcuni politici e mai arginata dalle istituzioni, uccide. 

In Italia tra marzo 2021 e aprile 2022 ci sono stati 148 casi di violenza omolesbobitransfobica, riporta Omofobia.org, e il 20% degli intervistati (oltre 21mila persone) dichiara di essere stato svantaggiato sul lavoro. Ostracismo, scherno e ostilità portano inevitabilmente ad un grande disagio interiore. Come possiamo evitarlo?

Cosa possiamo fare perché non ci siano più persone giudicate, perseguitate e in alcuni casi uccise per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere?

Se l’ignoranza è l’anticamera dell’odio, l’educazione di adulti e ragazzi può aiutare a sviluppare l’empatia in ognuno di noi. 

Nel 2016 l’OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato un report da cui emerge chiaramente l’efficacia dell’educazione sessuoaffettiva fin da piccoli nel prevenire abusi e discriminazioni legate al genere. Nel nostro Paese purtroppo la povertà educativa concorre ad alimentare un clima di pregiudizio e a legittimare comportamenti razzisti ed omofobi.

Sicuramente abbiamo bisogno di fermare il fenomeno di radicalizzazione delle destre su posizioni razziste e omofobe, che va ben oltre i confini del nostro paese. I bianchi cisgender hanno paura di perdere il loro privilegio, o semplicemente la bussola, in un mondo che stentano a riconoscere. In molti casi chi si fa paladino di un ‘ritorno all’ordine’ identificando l’omosessualità, la bisessualità e la disforia di genere come concetti nuovi, mode, contrapposti alla ‘tradizione culturale’ di fatto ignora che ogni aspetto della nostra sessualità ed identità sessuale fa parte della storia umana sin dall’antichità, come ci insegna il filosofo Michel Foucault nella sua Storia della sessualità

Chissà cosa sarebbe successo se alla scuola di Cloe ci fosse stata la giusta attenzione alla comprensione e al rispetto dell’altro, se i ragazzi stessi avessero avuto la possibilità di istruire i propri genitori. 

La nostra responsabilità e quella di stimolare il dialogo.

Per Cloe, per Sasha e per tuttx gli altrx.

Marianna Gatta

Marianna Gatta

Associazione FalloBene

Project manager, Visual designer, Giornalista, Copy writer